Breviario di Ercole I D’Este

Breviarium secundum consuetudinem Romanae Curiae

ms. Lat. CCCCXXIV=Ms.V.G.11

Modena, Biblioteca Estense Universitaria


Presentazione del facsimile del Breviario di Ercole I d’Este a Modena, Chiesa di San Vincenzo


Breviario di Ercole I D'Este

Edizione in facsimile di altissimo livello, fedele all’originale in ogni minimo dettaglio, del Breviario di Ercole I D’Este.

“Caro Gnoli […] sono lieto di darti la notizia che fu ritrovato il Breviario Erculeo portato a Roma sino dal 1932 e depositato al Ministero degli Esteri… ora è presso il nostro Ministero e credo che non tarderà di giungere a codesta sede […] A Roma l’ho esaminato per bene e t’assicuro che è una gran cosa, degna di fare da compagno alla Bibbia […]”

Le entusiastiche impressioni inviate da Domenico Fava, già Direttore della Biblioteca Estense e fautore e testimone del recupero della Bibbia di Borso d’Este, bastano da sole ad indicare la grandiosità e l’importanza di questo manoscritto dovuto alla committenza del Duca di Ferrara Ercole I che volle rivaleggiare in grandezza con il fratello Borso cui era succeduto.

Per volontà di Ercole, tra il 1502 e il 1504, viene esemplato e miniato il “Breviario grande di nostro Signore”, vero e proprio epicedio della miniatura ferrarese che, agli albori del Sec. XVI, al culmine della sua maturità, riceve nuova linfa dagli stilemi propri della miniatura lombarda e di quella fiamminga, fondendoli e armonizzandoli mirabilmente con i canoni già in essere nella città estense, dando vita a un autentico capolavoro degno di rivaleggiare con la Bibbia di Borso, alla quale, in alcune pagine può addirittura risultare superiore.

Matteo da Milano che, arrivando a Ferrara, porta con se il frutto della sua formazione lombarda, è l’artifex maximus di questa impresa, coadiuvato da una grande “equipe” minatoria composta da Tommaso da Modena e da Cesare e Andrea della Vieze.

A questi artisti si devono le miniature delle 491 carte che compongono questo prezioso manoscritto, ricco di 45 carte miniate a pagina intera, di 11 carte miniate a metà pagina, di 40 scene illustrative di episodi del testo in piccoli riquadri rettangolari.

Proseguendo, di ben 17160 iniziali di cui 308 abitate, istoriate o ambientate con scene o personaggi del testo del Breviario, di 31 iniziali semplicemente decorate, di 8457 iniziali in oro su sfondo blu e di 8306 iniziali filigranate con sottili volute intrecciate, tracciate a penna con inchiostro rosso, blu o verde. Numeri che basterebbero da soli a definire il Breviario di Ercole I D’Este un autentico monumento della miniatura ferrarese.

Il manoscritto giunto a noi in magnifico stato di conservazione, è arricchito con grande dovizia da motivi ornamentali, da fregi di stile ferrarese, da figure di santi, ritratti, immagini di piante e animali, emblemi e stemmi riguardanti Ercole I e il suo successore Alfonso I che, alla morte del padre, servendosi degli stessi artisti, volle lasciare nel codice testimonianza anche del suo possesso, inserendo spesso o sovrapponendo le sue imprese e il suo nome.

La legatura attuale, eseguita a Vienna ai primi dell’Ottocento, in marocchino rosso, è ornata di fregi di argento dorato, da cantonali in argento di stile rinascimentale e da fermagli, anch’essi in argento dorato, di stile gotico, probabilmente appartenenti alla legatura originale.

L’avventurosa storia del codice, iniziata nei primi del Cinquecento, dopo la permanenza per quasi tre secoli nella “guardaroba” ducale, prosegue con la parentesi viennese dal 1801 al 1831 voluta da Ercole III per sottrarre il prezioso cimelio alle mire francesi, con la permanenza nella Biblioteca Ducale fino al 1859 e con la definitiva asportazione in quell’anno da parte di Francesco V che lo porta con se insieme alla Bibbia di Borso e dell’Offiziolo Alfonsino.

Trattenuto dal Duca presso la corte di Vienna, il Breviario di Ercole I D’Este, già privato di quattro carte miniate asportate da una “mano sacrilega”, in seguito acquistate dall’Arcivescovo Strossmayer e ora conservate a Zagabria nella galleria che porta il suo nome, dopo la caduta dell’impero austro-ungarico, viene messo in vendita a Losanna, dalla duchessa Zita, moglie del defunto Carlo I.

Riconosciuto nel 1929 dal Bibliofilo fiorentino Tammaro De Marinis, viene acquistato segretamente dall’Italia attraverso una lunga trattativa diplomatica e restituito definitivamente alla Biblioteca Estense nel 1939.

La produzione del facsimile del Breviario di Ercole I D’Este, con un’operazione di elevato profilo culturale, si propone fra l’altro la ricomposizione virtuale del manoscritto reintegrato delle pagine asportate nell’Ottocento.

La prestigiosa riproduzione viene corredata da un puntuale commentario di studio, ricco di notizie storiche, di documenti spesso inediti e da un’esegesi codicologica e artistica, redatto da Ernesto Milano e arricchito da saggi specialistici, che offre così un indispensabile chiave di lettura a chi si accosti al facsimile, non raffinato oggetto fine a se stesso, ma testimonianza viva che ci tramanda gli splendori di una delle più ricche e culturalmente attive corti rinascimentali come quella degli Estensi.


Caratteristiche tecniche

    • Formato cm. 38 x 27.
    • 986 pagine riccamente miniate e dorate.
    • Indorsatura eseguita con strumenti del ‘700, anche con recuperi di antiche carte.
    • Carta pergamena trattata a mano per il raggiungimento dello stato ottimale di invecchiamento.
    • Legatura eseguita artigianalmente.
    • Pelle fiore a concia naturale.
    • Cucitura a mano.
    • Incassatura su carta antica.
    • Taglio dorato.
    • Elegante custodia espositore.
    • Tiratura limitata
    • Certificato di proprietà nominativo.
  • Commentario di E. Milano con saggi di I. Ansaloni, M. Mari, L. Sala, P. Baraldi e P. Di Pietro Lombardi.

Selezione di carte tratte dal Breviario di Ercole I D’Este

Carta 7 recto

Breviario di Ercole I D'Este

Incipit: “In nomine sanctissime et/individue trinitatis pa/tris et filii et spiritus sancti amen/

Incipit ordo Breviarii secundum/consetudinem romane curie. In/primo sabbato de adventu domi/ni”.

Iniziale F, nella colonna di scrittura interna, che rappresenta San Paolo nimbato a mezza figura, corrispondente alla figura del santo miniata nella pagina accanto, con la spada nella mano destra, mentre con la sinistra regge un libro aperto che sta leggendo.

“Fratres/scientes quia hora est iam nos/de somno surgere: nunc autem/proprior est nostra salus quam cum/credidimus”. Sono le parole, tratte dalla Lettera di Paolo ai Romani, cap. 13, v. 11, con le quali inizia il Breviario.

Le due colonne di scrittura, separate nell’intercolumnio da uno stelo miniato a candelabra, sono inquadrate in un grande fregio rinascimentale, quadripartito che contorna tutta la pagina, miniato con fondo nero punteggiato d’oro, sul quale spiccano a profusione fiori, perle, cammei, uccelli, levrieri, aquile, mostri e mascheroni.

I due bordi laterali sono miniati con un motivo a candelabra.

Il fregio del lato interno porta al centro un tondo con una targa sul quale è scritto IMS, in alto un piccolo stemma con l’aquila di Rovigo e, in basso, un piccolo cammeo con la testa, forse, di Alfonso.

Quello del lato esterno presenta al centro un medaglione con la figura di un profeta con turbante e in basso, sul bordo di un vaso, è ripetuto, in dimensioni più piccole, il cammeo con il busto di profilo del bordo interno.

Il fregio in alto porta al centro il medaglione nel quale è rappresentata la Madonna a mezzo busto con manto azzurro, con braccia incrociate sul petto mentre legge un libro appoggiato su un leggio. La figura è volta a sinistra e fa pendant con l’angelo dell’Annunciazione raffigurato nella pagina di Zagabria, posta a fronte.

Il fregio in basso, più largo, porta due tondi ai lati esterni.

– in quello di sinistra è raffigurato l’apostolo Paolo nimbato mentre da un pulpito predica alla folla.

– in quello di destra la decapitazione di San Paolo inginocchiato davanti al carnefice.


Carta 26 verso

Iniziale C che rappresenta la Natività di Gesù.

(“Oratio” in nativitate Domini: “Concede que/sumus omnipotens deus ut nos/unigeniti tui nova per carnem na/tivitatis liberet”).

Le due colonne di testo sono inserite in una pagina totalmente miniata con lo stemma di Rovigo e con emblemi di Ercole I (anello diamantato) e di Alfonso I (la granata “ignivoma” e le frecce legate da un nastro).


Carta 29 verso

Iniziale D raffigura la presentazione di Gesù al tempio in braccio alla madre, seguita da S. Giuseppe e dalle ancelle.

(“in vigilia nativitatis”: “Deus qui salu/tis eterne beate marie virginitate /secunda humano generi premia/prestitisti …”).

Le due colonne di testo divise dal solito stelo miniato nell’intercolumnio sono, inserite in una pagina interamente miniata con spiraline d’oro intrecciate, con fiorellini stilizzati e con emblemi di Alfonso I il cui nome appare in alto, al centro, in forma abbreviata: “ALFONSO.D.FER.”.

Sulla colonna di sinistra, al centro, è posto l’emblema dei tre rami con foglie verdi circondati dalle fiamme. In basso, a sinistra, figura la granata svampante e al centro, in basso, il castello con tre torri avvolto dalle fiamme.


Carta 33 verso

Iniziale D che rappresenta l’Adorazione dei Magi.

(“in Epiphania Domini”: “Deus qui ho/dierna die unigenitum tuum gen/tibus stella duce revelasti”).

Le due colonne di scrittura, divise nell’intercolumnio da uno stelo centrale a candelabra, sono circondate da una pagina miniata pure a candelabra con fiori stilizzati e foglie su fondo aureo.

Al centro della colonna esterna è posto l’emblema di Alfonso I che rappresenta la mano tra le fiamme che sorregge la F e, al centro in basso, figurano le armi di Ercole I caricate delle chiavi papali.


Carta  121 verso

Le due colonne del testo sono inserite in una pagina inquadrata da un largo fregio marginale miniato con motivo a candelabra ai due lati e in alto nel quale sono inseriti cammei e trofei. Nel margine alto, al centro, figura l’emblema delle frecce spezzate e

legate insieme, appartenente ad Alfonso I.

In basso, in un riquadro al centro, è raffigurata la Maddalena inginocchiata davanti a Gesù. Ai due lati cammei, perle e trofei. Nel margine esterno due profeti in piedi sotto due semi-archi.

Iniziale D che rappresenta Gesù che sorge dal sepolcro portando in mano lo stendardo con la croce. Due soldati giacciono atterriti ai piedi del sepolcro.

(“Oratio” “Noli me tangere in vigilia Pascae”: “Deus qui hodi/erna die per unigenitum tuum”).


Carta 122 recto

Simile alla precedente e a fronte di quella cui fa pendant. Le due colonne di scrittura divise dal solito stelo miniato nell’intercolumnio, sono inserite in un largo fregio marginale che, nella parte inferiore, include cammei con testa di imperatori e trofei e un riquadro centrale che illustra la Cena di Emmaus.

Al centro del margine superiore figura l’emblema Alfonsino dei tre rami con foglie tra le fiamme. Sul margine esterno destro sono posti due profeti in piedi sotto due semi-archi.


Carta 139 verso

Le due colonne di testo, divise dal solito stelo nell’intercolumnio con motivo a candelabra, sono inserite in una pagina circondata da un largo fregio marginale, più ampio sulla sinistra, nel quale figurano in basso, ai due lati, l’emblema di Ercole rappresentato da due sfingi alate con il corpo di pantera, e al centro, in una nicchia, l’arme di Rovigo, ai cui lati sono due scene con putti danzanti.

Sul lato destro esterno del fregio figurano sirene, putti, un profeta in un tondo e due marmi con iscrizioni che si riferiscono alla Resurrezione: “VENI ET B/ENEDICTI PATRIS/MEI/”, “PERCIP/IE REG/NUM QUOD/ PART UM/ EST”.

Sul margine sinistro interno più sottile, al centro, è posto l’emblema di Alfonso I, rappresentato dal braccio che esce dalla fiamma e regge la F e due marmi in cui figurano due iscrizioni con il nome di Ercole mutato in quello di Alfonso: “AFON/SUS

(sic) / DUX” e “SECU / NDU / S!” [sic]

E’ chiaro che il numero si riferisce al “secondo” duca di Ferrara, ma a seguito della variazione apportata appare errato sia perché si tratterebbe di Alfonso I, sia perché questi sarebbe il terzo duca estense.

Nel margine alto, al centro, l’emblema di Alfonso con tre rami circondati dalle fiamme e sui due lati putti, nereidi e mascheroni.